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L'OPUS DEI IMPONE LA CENSURA

Publicado en Cado in piedi

di Emanuela Provera - 19 Novembre 2011

 

Il caso del sito OpusLibros.org conferma che l'Opera, eletta a prelatura personale da Wojtyla, rimane fedele al cliché di "segretezza" che la contraddistingue. La vicenda legale avviata contro il sito, rende evidenti la volontà di censura e la mancanza di libertà di espressione...



Il sito www.opuslibros.org, attivo dal 2000, raccoglie diversi documenti e numerose testimonianze che spiegano cos'è l'Opus Dei, nota istituzione della Chiesa cattolica eretta a prelatura personale da Giovanni Paolo II. Agustina López de los Mozos Muñoz, giornalista ed ex membro dell'istituzione è stata, insieme ad altri, l'ispiratrice e l'animatrice del sito, che tra le sezioni più significative annovera quella intitolata "documenti interni". Il link raccoglie libri provenienti dall'istituzione, quindi norme e criteri che regolano il funzionamento interno dell'Opus Dei, in altre parole si tratta delle istruzioni che "traducono" gli Statuti della prelatura.

Con una lettera del 29 giugno 2011 lo studio legale BMC Bufete Mas y Calvet intima ad Agustina, in qualità di amministratore del sito, di rimuovere i "documenti interni"; l'avvocato che firma la lettera - Javier Domínguez Calatayud - le scrive per conto dell'Opus Dei e della società Scriptor S.A che rivendicano i diritti di autore su detti documenti.

Quindi l'Opera, fedele al cliché di "segretezza" che la contraddistingue, si oppone alla divulgazione di istruzioni che, tra le altre cose, spiegano come provocare la crisi vocazionale nei giovani [ossia i metodi di reclutamento], la modalità di vita dentro l'istituzione, la relazione con la propria famiglia di origine, l'interpretazione del Vangelo e della dottrina della Chiesa cattolica. Questioni che interessano non solo i Direttori della prelatura ma chiunque si avvicini all'istituzione. L'Opus Dei dichiara che i "documenti interni" siano "privati". Molti altri li considerano segreti:

«Come si è detto in innumerevoli occasioni - spiega Agustina López - se queste "opere" fossero pubbliche, potrebbero essere consultate dai genitori dei ragazzi e delle ragazze che chiedono l'ammissione [all'Opus Dei], dalla Chiesa, per verificare se si accomodano alla dottrina cristiana, dagli stessi membri dell'Opera per conoscere i criteri istituzionali dai quali sono governati eccetera, e né voi né io avremmo l'obbligo morale e di coscienza di pubblicarli».

Poiché Agustina non ha depubblicato queste opere, la vicenda legale prosegue per via giudiziale visto che il 18 ottobre u.s. il giudice Dña. Olga Martín Alonso, del Tribunale Commerciale di Madrid, impone, provvisoriamente, entro tre (3) giorni, la rimozione dei "documenti interni" dell'Opus Dei dal sito Opuslibros. La misura viene concessa, a favore della prelatura, in via cautelare senza consentire un'udienza alla parte citata, per ragioni di urgenza.

I fatti esposti rendono a mio avviso curiosi almeno due fatti

- contemporaneamente alla vicenda "Opus Dei-Opuslibros" si sta aprendo una strada parallela all'interno della Chiesa cattolica riguardante misure cautelari, temporanee ma urgenti che il cardinale Velasio De Paolis, delegato papale, ha adottato per conferire al Regnum Christi la giusta autonomia rispetto alla Congregazione dei Legionari di Cristo. Per citare solo un esempio i membri di Regnum Christi godranno - finalmente - del legittimo diritto di avere una guida spirituale o di confessarsi anche con sacerdoti che non appartengano ai Legionari.

- in secondo luogo la prelatura dell'Opus Dei, sul sito ufficiale, sta rendendo pubblici documenti, per la verità pochi, che erano ad uso esclusivo dei membri. Inoltre in uno di questi documenti l'Opera ha ricordato ai suoi aderenti che possono confessarsi anche da sacerdoti non appartenenti alla prelatura, quando invece, nella prassi, li ha sempre indirizzati a ricorre ai soli sacerdoti dell'Opus Dei, in linea con la dottrina del "Buon Pastore" che Escrivá ha inculcato ai suoi figli.

È come se l'Opus Dei si stesse adeguando a istruzioni e modalità che - più rispettose del diritto canonico e della libertà individuale - sono state suggerite o forse imposte dalle autorità ecclesiastiche.

In uno scambio che ho potuto avere, nei giorni scorsi, con Agustina ho anche appreso che

"Sia la Prelatura sia Scriptor S.A. non hanno registrato nessuna delle opere che mi hanno chiesto di ritirare (ho la documentazione del Registro Central de la Propiedad Intelectual). Le opere non hanno ISBN, né registro [deposito alla Siae per noi], né autore. Le opere di Escrivá e del Portillo pubblicate sul web mancano ugualmente della registrazione (come sopra), dell'ISBN, di ogni dato".

Concordo quindi con Agustina la quale dichiara:

"Non si tratta di un problema di diritti d'autore, è un problema di censura, di segretezza e mancanza di libertà di espressione da parte dell'Opus Dei".

Un amico ex numerario, ora avvocato, in merito alla vicenda di Opuslibros ha dichiarato:

"E' una cosa inaudita: se sono quello che dicono di essere, non devono avere nulla da nascondere.

Se non sono quello che dicono di essere, allora hanno ragione loro a tener segrete le loro pubblicazioni, hanno ragione tutti gli altri a sospettare, ma a quel punto è una società segreta.

Dunque Agustina dovrebbe lasciarsi portare davanti ai tribunali spagnoli, e cogliere l'occasione per spiegare questo in tutte le sedi possibili e immaginabili".

Texto en español




Publicado el Monday, 21 November 2011



 
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